
Eh... la nostra pulzella Allegra oramai è una chiacchierona e, anche se a volte vorremmo metterle il volume a zero, dobbiamo ammettere che ce la godiamo proprio a scoprire come funziona la sua testolina e quali sono i ragionamenti che riesce a produrre.
Per non parlare degli "strambolotti", quei teneri errori che in una bimba di tre anni ti fanno sorridere e intenerire, usciti dalla bocca di un adolescente ti innervosiscono, detti da un adulto ti irritano e snocciolati quotidianamente dalla nonna Lina tornano a farti sorridere!
Purtroppo la nostra creaturina è talmente brava in italiano (non ha proprio preso dalla mamma e dalla nonna...) che sentire strambolotti è diventato un piacere sempre più raro.
L'altro giorno eravamo tutti sul divano a guardare un film e Ally ha sentenziato:
"Vorrei un caffè d'orzo!"
Le abbiamo replicato che si chiede per piacere almeno, e che comunque era troppo tardi. Allora lei furbetta ha cambiato registro e con gli occhioni languidi se n'è uscita con:
"Mi faresti un caffè d'orzo per piacere?"
"No, amore. Adesso è tardi e fra un po' si va a nanna..."
E chi l'avrebbe mai detto che spazientita replicasse:
"Ma insomma! Chi mi farebbe un caffè d'orzo?!?"
FAREBBE? Ma come fa a coniugare così bene tutti i tempi dei verbi? Gene Bortoluzzi, non c'è dubbio! E questo è solo un esempio di come rimaniamo esterefatti io e il papi. Inevitabile: inebetiti ed orgogliosi abbiamo dovuto alzarci e prepararle il più che meritato caffè d'orzo! Come lo si può negare dopo cotanta dimostrazione di buon italiano?
E non è raro che il suo papi si commuova a tal punto che, durante una chiacchierata, per una parola forbita o una sbalorditiva coniugazione verbale la premi inaspettatamente con mentine e cioccolatini!
L'altro giorno canticchiava una canzone inventata da lei sulle sorti di una povera principessa morta (lo so, lo so, c'è ne pentiamo e doliamo) e ha usato la parola "nonostante": ragazzi! ha solo tre anni. Sì, forse cuore di genitore esagera nel tesserne le lodi, ma noi siamo orgogliosoni!
Il suo papi Guido è il suo mentore: le legge libri, la corregge quando parla, le spiega tante cose...
E uno dei primi insegnamenti è stato proprio: non si dice voglio ma vorrei.
Una sera nel lettone, dopo aver litigato perchè non voleva andare a dormire nella sua cameretta, Guido le disse: "Ti voglio tanto bene lo stesso, anche se ti sgrido...".
"Papà! Non si dice VOGLIO! Si dice ti vorrei tanto bene..."
E' naturale che si finisce la serata a ridere e a sbaciucchiarla!